IL PICCOLO
FOCOLARE
RICETTE DI CUCINA
per la massaia economa
di Giulia Lazzari-Turco
autrice del Manuale
Ecco il tuo libro di Cucina
II EDIZIONE
Trento 1921
Tipografia-Libreria Editrice
G. B. MONAUNI
PROPRIETÀ LETTERARIA
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Premiata Tipografia-Libreria Emiliana — Venezia
Quando uscì il Manuale gastronomico intitolato:«Ecco il tuo libro di cucina» un giornale che difendela causa del popolo, pur encomiando congentile intendimento il lavoro, deplorò che non si pensassea pubblicare una raccolta di ricette a uso dell’operaio, lecui spose uscite il più delle volte dalle fabbriche o dallefilande non possono avere alcuna familiarità coi piccoli segretidel domestico focolare.
L’idea mi piacque e promisi a me stessa di ascoltareil buon consiglio. L’intento mi sembrava facile: messamiall’opera m’accorsi invece ch’esso era irto di difficoltà.
Se la lista del povero si limita pur troppo, per forza,a uno scarsissimo numero di cibi, la gente del popolo ancorchènon costretta a lottare col bisogno è sempre misoneistain fatto di cucina. Il popolo ripudia, per principio,il piatto nuovo, la verdura che non conosce, la salsa chenon ha mai sentito a nominare: ligio alle poche vivandeche sono in uso nella sua regione, esso ignora quanti salubricoefficienti la Natura offrirebbe alla sua mensa, nonsolo, ma quali fonti d’economia troverebbe in certi elementigastronomici a lui sconosciuti. Non è cosa agevole il lottarecontro un pregiudizio, specie mediante un libro: unaragazza incolta che ha dovuto guadagnarsi sino dall’infanziacoi più umili mezzi il pane giornaliero, andando sposa nonsi prenderà certamente la cura di consultare un manualettodi cucina, per modesto che sia, prima di fare la spesa dellagiornata, chè per quanto ci si studii di scrivere chiaro,certi termini della lingua, specie nelle provincie ove predominanoi dialetti, riescono incomprensibili anche a unacuoca di professione.
È con questo dubbio ch’io dico al povero libriccinopresso ad escire alla luce: va con coraggio egualmente, ese potrai servire a qualche operaio, che l’ingegno, l’attivitàe l’onestà della vita hanno messo nella condizione di provvederesenza sforzo al cibo quotidiano, e le cui fatiche lacompagna affettuosa e intelligente ama di compensare esostenere ammannendo vivande variate, sane e corroboranti,se potrai essere utile all’uno o all’altro di quei contadiniche hanno ogni ben di Dio al sole ma, fedeli al paiolotradizionale della polenta, non sanno nemmeno come si allestiscaun po’ di brodo per un ammalato, all’una o all’altradelle fanciulle, che destinate a servire abbisognano nell’asprotirocinio della loro professione d’un primo rudimentod’arte culinaria, io mi stimerò anche troppo contentae chiamerò te fortunato assai.
L’Autrice.
[1]
Si deve mangiare per vivere, non vivere per ma