Edmondo De Amicis
La Carrozza di tutti
MILANO
Fratelli Treves, Editori
1902
—
Sedicesimo Migliaio.
PROPRIETÀ LETTERARIA.
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Tip. Fratelli Treves.
[1]
LA CARROZZA DI TUTTI
Gennaio.
Era il primo di gennaio del 1896. Salii la mattinasul tranvai del corso Vinzaglio, in via Roma.Per tutto il tragitto, di là a via Garibaldi, fu uncontinuo salire e scendere di signore e di signori,che pareva si fossero dati convegno nelcarrozzone, poichè dentro e sulle piattaforme,all'entrare e all'uscire, era uno scambio di saluti,d'inchini, di levate di tuba e d'auguri, comein una sala di ricevimento. A metà di via Garibaldividi dentro un quadretto curioso. Stavaseduta nel mezzo una contadina tarchiata, colfazzoletto in capo e un grosso involto di cencisulle ginocchia; di fronte a lei una ragazza delpopolo, col capo nudo e i capelli corti, un visomal lavato di monella, vestita poveramente; etutt'intorno signore e signorine elegantissime,indorate e impennacchiate, che ad ogni aprirsidei battenti a vetri mandavan fuori un'ondata[2]d'odori fini come da una bottega di profumiere.Mi maravigliai di non aver mai badato, intanti anni, ad alcuno di quei contrasti socialiche pure sono così frequenti in quei carrozzoni;nei quali soltanto, non essendovi separazionedi classi, può accadere che gente del popoloinfimo si trovi per qualche tempo a contattocon gente della signoria, con tutto l'agiod'esaminarla, di fiutarla e di ascoltarne i discorsi.Osservai curiosamente allora l'attenzioneviva e continua con cui quella contadina e quellaragazza esaminavano le loro vicine, dalle ciocchedi fiori dei cappelli alle cernierine doratedei guanti, tastando quasi con gli occhi le stoffee le pelliccie, il portamonete dell'una, il librettoda messa dell'altra, e il loro modo d'alzarsi edi sedere e ogni più piccola mossa e quasiogni piega che facesse il loro vestito; un'attenzioneinsistente, seria, scrutatrice, come seavessero avuto davanti creature piovute da unaltro mondo. Da quell'osservazione uscì comeun lampo nella mia mente. Cercai, ritrovai nellamemoria altri quadretti simili a quello, e diversi,e d'un significato profondo; mi ritornarono allamente scene, incontri, conversazioni, piccoleavventure allegre e tristi, che non si possonodare che in quella specie di carrozza democratica,dove tutte le classi continuamente si toccanoe si confondono; mi sfilò davanti unaprocessione di personaggi che conoscevo soltantoper aver fatto delle “corse„ in loro compagnia,coi quali non avevo mai parlato chesulle piattaforme, e che formavano per me come[3]una famiglia a parte di compagni abituali diviaggio; e mi suonò dentro un'esclamazione cheper poco non mi sfuggì dalla bocca: — To'....uno studio.... un libro.... la carrozza di tutti!
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Il giorno stesso questa idea mi fu attraversatada un'altra. Rip